Leopoldo Panero. Anniversario della sua nascita. Alcune poesie

Leopoldo Paneri Nacque ad Astorga, León, il 27 agosto 1909. Studiò a Valladolid e lì brillò per il talento della sua poesia, dove sperimentò il verso libero, il dadaismo, E surrealismo.
Il suo lavoro include titoli come La stanza vuota, Versi al Guadarrama, Scritti in ogni momento o Canzone personale. E il più ricordato è Candida. Tra gli altri, vinse il Premio Nazionale di Letteratura nel 1949. Questa è una selezione di alcune sue poesie. Per ricordarlo o scoprirlo.

Leopoldo Panero - Poesie

Nel tuo sorriso

Il tuo sorriso inizia,
come il rumore della pioggia sulle finestre.
Il pomeriggio vibra in fondo alla freschezza,
e un dolce profumo sale dalla terra,
un odore simile al tuo sorriso,
muovi il tuo sorriso come un salice
con l'aura di aprile; i pennelli della pioggia
vagamente il paesaggio,
e il tuo sorriso si perde dentro,
e dentro è cancellato e disfatto,
e verso l'anima mi prende,
dall'anima mi porta,
stordito, al tuo fianco.
Il tuo sorriso già brucia tra le mie labbra,
e odorando in essa sono di terra pulita,
già leggera, già la freschezza del pomeriggio
dove il sole torna a splendere, e l'iride,
leggermente mosso dall'aria,
è come il tuo sorriso che finisce
lasciando la sua bellezza tra gli alberi...

Flusso dalla Spagna

Sto bevendo alla luce, e dall'interno
del mio caldo amore, solo la terra
che si arrende ai miei piedi come un'onda
di livida bellezza. entro nella mia anima;

Affondo gli occhi nel centro vivente
di misericordia che senza limiti si immola
lo stesso di una madre. e luccica
l'ombra del pianeta il nostro incontro.

Dietro il mare limpido cresce la steppa,
e la rupe bruna, e il ruscello immobile
in fondo al burrone improvviso

che ferma il cuore e lo oscura,
come una goccia di tempo già compiuta
che verso Dio è distaccato nel suo cammino.

Mio figlio

Dalla mia vecchia sponda, dalla fede che sento,
verso la prima luce che prende l'anima pura,
Vengo con te, figlio mio, lungo la strada lenta
di questo amore che cresce in me come mite follia.

Vengo con te, figlio mio, frenesia assonnata
della mia carne, parola della mia quiete profondità,
musica che qualcuno batte non so dove, nel vento,
Non so dove, figlio mio, dalla mia riva oscura.

io vado, tu mi prendi, il mio sguardo si fa credulo,
mi spingi leggermente (sento quasi il freddo);
Mi inviti all'ombra che sprofonda al mio passo,

Mi trascini per mano... E nella tua ignoranza confido,
Ho già abbandonato il tuo amore senza lasciare nulla,
terribilmente solo, non so dove, figlio mio.

mani cieche

Ignorando la mia vita
colpito dalla luce delle stelle,
come un cieco che si allunga,
quando si cammina, le mani all'ombra,
tutto me, mio ​​Cristo,
tutto il mio cuore, senza diminuire, intero,
virginale e su, riposa
nella vita futura, come l'albero
riposa sulla linfa, che lo nutre,
e lo fa fiorire e verde.
Tutto il mio cuore, brace di un uomo,
inutile senza il tuo amore, senza di te vuoto,
nella notte ti cerca,
Sento che ti cerca, come un cieco,
che si estende quando si cammina a mani piene
ampio e gioioso.

Materia trasparente

Di nuovo come nei sogni il mio cuore è annebbiato
di aver vissuto... Oh fresca materia trasparente!
Di nuovo come allora sento Dio nelle mie viscere.
Ma nel mio petto ora è la sete che è stata una fonte.

Al mattino la luce della montagna si schiarisce
immergi gli azzurri calanchi del relente...
Ancora una volta questo angolo di Spagna è come nei sogni,
questo odore di neve che sente la mia memoria!

Oh materia pura e trasparente, dove prigionieri,
proprio come i fiori nel gelo, rimaniamo
un giorno, lì all'ombra dei fitti boschi

dove nascono i gambi che quando viviamo strappiamo!
Oh dolce primavera che scorre nelle mie ossa
di nuovo come nei sogni...! E di nuovo ci siamo svegliati.

Sonetto

Signore, il vecchio ceppo cade a pezzi,
l'amore forte nato a poco a poco,
pause. Il cuore, povero sciocco,
sta piangendo da solo a bassa voce,

del vecchio baule che fa la povera scatola
mortale. Signore, tocco la quercia nelle ossa
sciolto tra le mie mani, e ti invoco
nella santa vecchiaia che screpola

la sua nobile forza. Ogni ramo, in un nodo,
era la confraternita della linfa e tutti insieme
hanno dato ombra felice, buoni lidi.

Signore, l'ascia chiama il ceppo muto,
colpo dopo colpo, ed è pieno di domande
il cuore dell'uomo dove suoni.

In questa pace alata del cuore...

In questa pace alata del cuore
riposa l'orizzonte di Castiglia,
e il volo della nuvola senza sponda
la pianura blu mite.

Resta solo la luce e lo sguardo
sposare la meraviglia reciproca
dalla calda terra gialla
e il verde della tranquilla quercia.

Di' con la lingua la buona sorte
della nostra doppia infanzia, fratello mio,
e ascolta il silenzio che ti nomina!

La preghiera di ascoltare dall'acqua pura,
il fragrante sussurro dell'estate
e l'ala dei pioppi nell'ombra.


Lascia un tuo commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati con *

*

*

  1. Responsabile dei dati: Miguel Ángel Gatón
  2. Scopo dei dati: controllo SPAM, gestione commenti.
  3. Legittimazione: il tuo consenso
  4. Comunicazione dei dati: I dati non saranno oggetto di comunicazione a terzi se non per obbligo di legge.
  5. Archiviazione dati: database ospitato da Occentus Networks (UE)
  6. Diritti: in qualsiasi momento puoi limitare, recuperare ed eliminare le tue informazioni.