Octavio Paz. 6 poesie per ricordarlo nell'anniversario della sua morte

Octavio Paz deceduto una giornata come quella di oggi 1998 en Coyoacán, Messico, il suo paese natale. Uno di poeti latinoamericani più famosi e riconosciuti, era anche un file grande saggista. Gli hanno concesso il Premio Nobel per la letteratura en 1990. Nella sua memoria mi riprendo 6 delle poesie della sua vasta e variegata opera che compone numerose raccolte di poesie e saggi.

Octavio Paz

All'inizio ha pubblicato il suo prime poesie nella rivista Ringhiera. E in seguito dirigerà anche alcuni like laboratorio o Figliol prodigo, già negli anni 40. In visita in Spagna si occupa di intellettuali repubblicani Pablo Neruda, che hanno avuto una grande influenza sul suo lavoro. È nel decennio di Anni '50 quando pubblica 4 titoli importante: Parole, Il labirinto della solitudine, Aquila o sole? e L'arco e la lira. E tra i suoi libri di saggi vale la pena evidenziare, per fare alcuni esempi, Quadrivio, Toponemi, Passato in chiaro o La doppia fiamma. In 1981 ha ricevuto il Premio Cervantes.

6 poesie

Sonetto III

Della verde gioia del cielo
luci si recupera che la luna perde
perché la luce di se stessa ricorda
lampi e autunni tra i capelli.

Il vento beve il vento nella sua agitazione,
muovono le foglie e la loro pioggia verde
bagnati le spalle, la schiena morde
e ti spoglia e brucia e ritorna yelo.

Due navi con vele spiegate
i tuoi due seni. La tua schiena è un torrente.
La tua pancia è un giardino pietrificato.

È autunno sul tuo collo: sole e nebbia.
Sotto il cielo verde dell'adolescenza
il tuo corpo dà la sua somma d'amore.

***

Tra l'andare e il restare

Tra la partenza e il rimanere in dubbio il giorno,
innamorato della sua trasparenza.
Il pomeriggio circolare è già baia:
nel suo movimento immobile il mondo oscilla.
Tutto è visibile e tutto è sfuggente,
tutto è vicino e tutto è intoccabile.
Le carte, il libro, il bicchiere, la matita
riposano all'ombra dei loro nomi.
Battito del tempo che si ripete nella mia tempia
la stessa testarda sillaba di sangue.
La luce rende indifferente la parete
un teatro spettrale di riflessi.
Al centro di un occhio scopro me stesso;
Non mi guarda, io mi guardo negli occhi.
L'istante si dissolve. Senza muoverti
Resto e me ne vado: sono una pausa.

***

I tuoi occhi

I tuoi occhi sono la patria
del lampo e dello strappo,
parlare in silenzio,
tempeste senza vento,
mare senza onde, uccelli imprigionati,
bestie dorate dormienti,
topazio malvagio come verità,
autunno in una radura della foresta
dove la luce canta sulla spalla
di un albero e tutte le foglie sono uccelli,
spiaggia quella mattina
trova occhi costellati,
cesto di frutti di fuoco,
bugia che nutre,
specchi di questo mondo,
porte dell'aldilà,
calma pulsazione del mare a mezzogiorno,
lampeggiante assoluto, deserto.

***

Scarabocchiare

Con un pezzo di carbone
con il mio gesso rotto e la mia matita rossa
disegna il tuo nome
il nome della tua bocca
il segno delle tue gambe
sul muro di nessuno

Alla porta proibita
incidi il nome del tuo corpo
fino alla mia lama di rasoio
sangue
e il grido di pietra
e il muro respira come uno scrigno

***

Silenzio

Così come il sottofondo della musica
una nota spunta
che mentre vibra cresce e si assottiglia
finché in altra musica diventa muto,
sgorga dal fondo del silenzio
un altro silenzio, torre affilata, spada,
e si alza e cresce e ci sospende
e mentre si alza cadono
ricordi, speranze,
le piccole bugie e le grandi,
e vogliamo urlare e in gola
il grido svanisce:
fluiamo nel silenzio
dove i silenzi si attenuano.

***

Due corpi

Due corpi faccia a faccia
a volte sono due onde
e la notte è oceano.

Due corpi faccia a faccia
a volte sono due pietre
e la notte nel deserto.

Due corpi faccia a faccia
a volte sono radici
di notte collegati.

Due corpi faccia a faccia
a volte sono rasoi
e la notte fulminea.

Due corpi faccia a faccia
sono due stelle che cadono
In un cielo vuoto


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