Gerardo Diego. 6 poesie e sonetti da ricordare

Gerardo diego è uno dei grandi poeti della Generazione di 27. Santanderino di nascita, però è morto a Madrid una giornata come quella di oggi 1987. Ricordo il suo lavoro con la scelta di questi 6 poesie che includono un paio di sonetti e alcune composizioni più brevi.

Gerardo diego

Nato a Santander il 3 ottobre 1896, ha conseguito il dottorato in Filosofia e lettere all'Università di Deusto ea Madrid, dove conobbe anche Juan Larrea, suo poeta connazionale, con il quale intrattenne una grande amicizia. Era anche Insegnante di lingua e letteratura in diverse città come Gijón e Soria, ed era anche responsabile della gestione di Lola e Carmen, due riviste letterarie. L'insegnamento lo ha fatto viaggiare molto tenendo conferenze e corsi. Era anche critico letterario e musicale.

Il suo lavoro include approssimativamente una quarantina di libri ad esempio, Il romanticismo della sposa, Angeli di Compostela, La luna nel deserto o Aquilone errante. Ha vinto vari Premi come Letteratura nazionale, che ha ottenuto due volte, il Città di Barcellona e il Cervantes.

6 poesie

Madrigale

A Juan Ramon Jiménez

Eri in acqua
Eri tu che ti ho visto

Tutte le città
hanno pianto per te

Le città nude
belando come bestie in branco

Al tuo passo
le parole erano gesti
come questi che ora ti offro

Pensavano di averti
perché sapevano scrivere sul tuo fan

Ma

Non

voi
tu non c'eri

Eri in acqua
che ti ho visto

***

Non ti vedo

Un giorno e un altro giorno e un altro giorno.
Non ti vedo.

Per poterti vedere, per sapere che sei così vicino,
che il miracolo della fortuna è probabile.
Non ti vedo.

E il cuore e il calcolo e la bussola,
fallendo tutti e tre. Nessuno ti indovina.
Non ti vedo.

Mercoledì, giovedì, venerdì, non trovarti,
non respirare, non essere, non meritarti.
Non ti vedo.

Amarti disperatamente, amarti
e rinascere per amarti.
Non ti vedo.

Sì, nascere ogni giorno. È tutto nuovo.
Nuovo sei tu, la mia vita, tu, la mia morte.
Non ti vedo.

A tentoni (ed era mezzogiorno)
con infinita paura di romperti.
Non ti vedo.

Ascolta la tua voce, annusa il tuo aroma, sogni,
oh, miraggi che il deserto inverte.
Non ti vedo.

Pensare che scappi da me, mi vuoi,
vorresti ritrovarti in me, perderti.
Non ti vedo.

Due navi in ​​mare, accecano le vele.
Le loro scie si baceranno domani?

***

Speranza

Chi ha detto che esauriscono la curva l'oro il desiderio
il suono legittimo della luna sul marmo
e la perfetta pieghettatura delle elitre
del cinema quando esercita il suo tenero protettorato?

Cerca nella mia tasca
Troverete in esso piume in virtù di un uccello
briciole in cerca di dèi mangiati dalle tarme del pane
parole di eterno amore senza
lettera di atterraggio
e il sentiero nascosto delle onde.

***

chitarra

Ci sarà un silenzio verde
tutto fatto di chitarre non intrecciate

La chitarra è un pozzo
con il vento al posto dell'acqua.

***

Giralda

Giralda in puro prisma di Siviglia,
livellato da piombo e stella,
stampo in cornice blu, torre senza ammaccatura,
palma architettura senza semi.

Se il tuo specchio brilla la brezza davanti a te,
non ti contempli? oh, Narcisa ??, in lei,
che la tua pelle di fanciulla non cambia,
tutto arancione al sole che ti umilia.

Nella retroilluminazione dell'albero di limone,
il tuo filo è la smussatura, lama di barbera
che la sua verticale più bella purifica.

Il tocco fa scivolare la sua vana carezza.
Mudejar ti amo e non cristiano.
Volume niente di più: base e altezza.

***

Rivelazione

Blas Taracena

Era in Numantia, mentre era in declino
il pomeriggio di agosto agosto e lento,
Numanzia del silenzio e della rovina,
anima di libertà, trono del vento.

La luce a volte diventava mia
di trasparenza e dissolvenza,
chiarezza dell'assenza serale,
speranza, speranza del portento.

All'improvviso, dove? Un uccello senza lira,
senza ramo, senza leggio, canta, delira,
galleggia al culmine della sua febbre acuta.

Vivo battendo di Dio ci gocciola,
risate e discorsi di Dio, liberi e nudi.
E l'uccello, sapendolo, cantò.


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